Quando ci sono storie che meritano di essere raccontate abbiamo il dovere di cronaca, soprattutto, quando di storie belle sembrano non essercene più.
Ai primi di settembre vengo contattato da un mio follower di Youtube per delle lezioni di chitarra.
Fin qui nulla di strano, Roberto però (il ragazzo che chiedeva le lezioni), desiderava imparare tre pezzi da suonare al suo matrimonio; uno di Elvis, uno dei Green Day e Halleluja di Choen interamente suonata alla chitarra.
Quindi avrebbe dovuto imparare la parte vocale ad assolo di Halleluja, ma una versione specifica, ovvero quella suonata in un video da Alessandro Barbetti per la promo di un suo videocorso.
L'ho dovuta imparare apportando qualche cambiamento per renderla più accessibile ed infine insegarla a Roberto...
Il 2020 non ha portato solo sciagure nefaste ma anche chitarre meravigliose da provare, magari non nuove nell'aspetto ma sicuramente migliorate nelle specifiche.
Questo è il caso della nuova SA260, che nell'aspetto parrebbe la solita SA ma che è stata migliorata con alcuni upgrade.
Corpo in mogano, top in acero fiammato, manico in acero con tastiera in Jatoba (una specie di palissandro), single coil Resolution, Humbucker Ibanez Quantum (uno dei migliori e bilanciati prodotti dalla casa di Hoschino).
Il suono è caldissimo sulla posizione Humbucker con un'output medio perfetto per il classic rock e definito il giusto per lo Shreed Satrianesco.
Nelle posizioni singlecoil abbiamo la vera e propria sorpresa....un suono Strato convincente.
Ogni chitarra che ha provato ad avvicinarsi al suono Stratocaster ha quasi sempre miseramente fallito, ma questa è l'esempio che non è impossibile avere un suono Fender in una Superstrat.
Questa chitarra è in assoluto la più versatile cha abbiamo recensito sino ad oggi.
Anni fa durante una pausa della registrazione di un disco per un gruppo di Torino, il mio orecchio era stato catturato da un suono proveniente dallo studio B dell'edificio.
Mi affaccio e all'interno vedo un ragazzo che stava provando dei suoni con un piccolo Marshall valvolare combo e un misterioso pedale colorato che aveva un suono incredibile!!
Non ho resistito ad entrare e chiedere cosa fosse quel piccolo miracolo che aveva appoggiato sulla parte superiore dell'ampli, "non conosci Earthtone?" mi chiese il ragazzo, alla mia risposta negativa mi disse "Sa siediti che ti apro un mondo!".
Anni dopo quando ho avviato il mio canale youtube ho sempre desiderato provare almeno un pedale Earthtone, così poco speranzoso di ricevere una risposta dall'azienda ho scritto per richiedere un prodotto da provare.
Avevo già contattato in passato aziende ma nessuna mi ha risposto con la gentilezza e la disponibilità di Gianluca (Ideatore di Earthtone).
A Gianluca ho chiesto un pedale super innovativo Casanova, un clean boost che esalta il nostro suono di chitarra, che esalta le armoniche e che dona un calore extra.
Su testate grosse settato a 5 dona una definizione extra, che ogni tanto ad alti volumi gli ampli tendono ad avere.
Insomma magnifico sia esteticamente che all'orecchio.
(clicca sui video)
Il secondo pedale che ho ricevuto è stato Sicilia.....
E li ho perso la testa.
Sicilia è un'overdrive caldo, ricco che passa da un crunch dinamico a una vera e propria distorsione zeppeliniana se alziamo il gain e level.
All'interno un circuito innovativo a con due transistor che si occupano rispettivamente di funzioni sonore differenti donano una versatilità unica al pedale, ottimo usato sia su un'ampli clean che per boostare un crunch.
(clicca sui video)
IL terzo Core.....
Core non lo si può nemmeno definire pedale, o meglio questa definizione è stretta, riduttiva.
Core è un vero e proprio amplificatore valvolare in classe D che esprime una potenza di 30 watt a 8 ohm.
Core è dotato, nonostante le sue ridotte dimensioni di un boost integrato, un send return, un'uscita DI per entrare direttamente in una scheda audio o una console mix e tre comandi di equalizzazione estremamente effettivi che donano all'ampli un range sonoro enorme.
Sembra di suonare un Fender Twin Reverb.....incredibile.
(clicca sui video)
Vi lascio i video prova che abbiamo fatto Io e Mattia Mersecchi tutti e due abbiamo recensito i medesimi pedali, ma come vedrete, essendo due tipi di chitarristi diversi abbiamo tirato fuori suoni diversi che si sono adattati al nostro playing.
Tempo fa, avevo ritenuto giusto parlare dei vari siti on-line che, attraverso un abbonamento, davano la possibilità di distribuire la propria musica su tutte le piattaforme di vendita o di streaming.
Essendo passati più di due anni dal precedente video, ho deciso di scoprire cosa ci fosse di nuovo in quel settore.
Devo dire che ho trovato due o tre distributori nuovi, ma quello che mi ha colpito di più per relazione qualità prezzo ma sopratutto come assistenza al cliente è stato IMusician.
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Fino al 1957, con l'introduzione di Gibson del suo P.a.F. humbucker, le chitarre elettriche erano tutte equipaggiate con pickups single coils ovvero a bobina singola.
Il single coil aveva un suono caratteristico particolarmente tagliente e cristallino, con una presenza di medie piacevoli e bilanciate.
Aveva però un difetto importante, sopratutto con l'aumentare dei volumi proposti nei live....un ronzio di fondo.
Questa rumorosità è dovuta ad un campo magnetico fortemente localizzato, infatti ogni polo non è altro che il magnete stesso. Ne consegue che questi tipi di pick-up sono molto sensibili a qualsiasi rumore elettrico, è sufficiente l'interferenza di una semplice lampadina. Di conseguenza non può essere avvicinato troppo alle corde, perché genera dei problemi d'intonazione e scarsa vibrazione della corda trattenuta al laccio dal magnete. Una distanza consona è di circa 3 mm, e la si misura grazie alla corda del "Mi Cantino" e "Mi Basso" sull'ultimo tasto della tastiera. Infatti la Fender consiglia una distanza di 1/16 inch (1,6 mm) sulla corda del "Mi Cantino" e 3/32 inch (2,4 mm) sulla corda del "Mi Basso".
Come potete vedere dall'immagine laterale, il single coil ha un campo magnetico singolo che riceve interferenze mentre l'humbucker avendone due e opposti tra di loro elimina le interferenze dando una silenziosità totale.
Nel creare l'humbucker però si è modificato molto il suono che veniva fuori, quella brillantezza e quell'equalizzazione squillante di frequenze alte, veniva sostituita da un suono più scuro e concentrato sulle medio basse.
Questo cambio però non soddisfava tutti, chi suonava country o chi semplicemente amava il suono single coil, per lungo tempo ha dovuto "sorbirsi" il ronzio di fondo.
Poi finalmente verso gli anni 80' l'invenzione del single coil noiseless abbiamo potuto avere un suono valido con un ronzio molto inferiore se non pari a 0
I noiseless, funzionano come un Humbucker che, invece di avere due bobine accostate lateralmente le hanno impilate una sull'altra creando una schermatura ma senza creare il tipico suono P.A.F.
Nel video dell'articolo vi faccio sentire la differenza che intercorre tra un single coil e un noiseless.
Voglio solo dire che ai veri amanti della Stratocaster, il 60 cycle hum è una caratteristica imprescindibile e non un difetto di cui fare a meno, un vero stratlover non metterebbe mai un pickup noiseless al posto di un Texas Special!!
Quante volte abbiamo sognato di costruirci uno strumento innovativo o che esuli dalle solite sonorità tipiche?
Io molte volte.
Girando per Youtube, mi sono imbattuto in un video di Tom Quayle (virtuoso dimostratore) che spiegava le caratteristiche di una Vigier Surfreter, una chitarra fretless con la tastiera in metallo chiamata I-Metal.
Mi si è aperto un mondo....
Ho iniziato a vedere video sulle Fretless tutto il tempo, interessandomi alle possibilità sonore dello strumento.
Così ho deciso di provare a costruirmene una anche io.
Da dove cominciare però?...
Innanzitutto da una chitarra economica, in quanto se anche avessi fatto qualche errore imperdonabile non avrei buttato via una chitarra di valore danneggiandola senza via di ritorno.
Secondo, facendomi aiutare da dei professionisti.
Ho chiamato Roberto Ferrarotti (http://ferrarottichitarre.it) e gli ho chiesto se lui potesse rimuovere i fret ad una chitarra per creare una fretless.
Naturalmente Roberto ha accettato e mi ha proposto alcune modifiche da lui ideate per avere una maggiore suonabilità.
Dopo la rimozione dei fret, Ferrerotti, ha inserito delle listelle di materiale plastico bianco in modo da colmare il vuoto lasciato ma sopratutto dando un'indicazione della nostra posizione sul manico quando andremo a suonarla.
La mia precedente idea di laccare il manico in modo da renderlo vicino allo scorrimento di un I-Metal però non è stata possibile metterla in pratica, dato che la vernice reagiva male con la superficie del legno.
Ferrarotti però ha pensato bene di dare una copertura di cera d'api per proteggerne la superficie da eventuali graffi che le corde potrebbero procurare.
Per la parte elettronica invece ho chiesto a Giulio (http://guitarshop.it) di intervenire sul corpo per rimuovere i vecchi Humbuckers GIO (un po' microfonici) e installare dei V7 e V8 presi da una chitarra Ibanez Premium.
I due professionisti hanno eseguito un lavoro meraviglioso....in brevissimo tempo.
E' tempo di montare il tutto...
Il primo montaggio del manico con il corpo non ha dato nessun problema, mentre la scelta delle corde (per totale inesperienza) è stato un lavoro tutt'altro che semplice.
Ho iniziato montando delle 09,5/044 una scalatura lievemente superiore a quella che uso di solito.
Appena montate mi sono accorto della loro totale inutilità, cosi sottili non le percepivo neanche in mancanza dei fret e le note erano praticamente mute senza nessun tipo di sustain.
Sono ritornato sul tubo ha chiedere a chi una fretless l'aveva gia....e scoperta!
La quasi totalità montavano 012 o superiori, fino ad arrivare ad alcuni con 017!!!
Tolte le 09,5 mi sono apprestato a montare un set di 012 e le cose sono cambiate radicalmente.
Finalmente si poteva suonare anche sulle corde alte (anche se con poco sustain ma era immaginabile).
Mi ci è voluta una settimana di pratica per riuscire a suonarla con discreti risultati, anche perche la posizione delle dita sulla tastiera senza fret risulta basilare per non "stonare" le note.
La posizione esatta non è come si penserebbe sullo spazio lasciato dai fret bensì qualche millimetro prima.
Gli accordi sono un discorso a parte, molto difficile la loro realizzazione e quindi bisogna reinventare il concetto di accordo, pensandolo sopra tutto come bicordi o tricordi posizionando le dita bene nel posto giusto perchè anche solo una nota delle due/tre stonata rovina l'esecuzione.
Insomma bisogna pensare come un violinista più che come un chitarrista convenzionale.
Vi lascio al video che ho realizzato in modo che possiate anche voi gustarvi il processo di creazione.
Ho tardato a scrivere questo articolo, per riflettere meglio sulle parole da usare, per farvi capire l'arte che noi Italiani abbiamo nel sangue.
In questi giorni che sono a casa, in isolamento forzato sto riflettendo tanto sulla nostra forza, sulla nostra capacità di reinventarci e risorgere da qualsiasi situazione.
La nostra arte che il mondo ci invidia non si limita solo alla pittura, alla scultura o nella musica ma anche nella liuteria.
Liuteria di cui noi Italiani siamo massima espressione nella storia, pensiamo a Stradivari o Guarnieri Del Gesù.....e noi chi siamo? Siamo i loro figli!
I figli di Michelangelo e Caravaggio! I nipoti di Leonardo!
Oggi con il cuore affranto da quello che sta succedendo, voglio parlarvi di un uomo che incarna proprio lo spirito creativo italiano, Antonio Giovannini.
Giovannini è un liutaio, non professionista, ma non per questo meno brillante dei grandi liutai del presente o del passato....talento, passione, cuore e solidarietà.
Perchè parlo di solidarietà? Perchè il liutaio Giovannini per creare una delle sue chitarre chiede in cambio solo il costo dei materiali e una donazione volontaria ad una associazione che opera in Sud America in salvaguardia dei bambini più poveri.
Uno dei nostri follower più cari ci ha portati la "Alchimia 000", una triplo 0 moderna sia nel look che nelle sonorità.
I legni sono una sorpresa.
Top: Abete della Val di Fiemme.
Fondo e fasce; Maggiociondolo (Un arbusto che normalmente non ha dimensioni sufficienti per essere lavorato nella liuteria, eccezionalmente la pianta da cui è stata creata questa chitarra era enorme).
Tastiera: Ulivo (legno sonoro ma di difficile da lavorare).
Questi legni particolarissimi, producono un suono caldo, rotondo, pieno di armoniche è un vero piacere per l'orecchio, ma anche sotto le dita la tastiera è scorrevolissima con una lavorazione dei fret perfetta.
Il suono è moderno, quasi compresso sulle medie, sembra che, anche se non abbiamo ancora provato il suo piezo sia già equalizzata con un EQ parametrico.
Amplificata da un L.R. Baggs modello Anthem, la chitarra non perde le sue caratteristiche timbriche, cosa che molto spesso avviene anche in chitarre dal nome rinomato.
Si ha la sensazione di suonare la stessa chitarra sia acustica che amplificandola per come mantiene le sue caratteristiche timbriche .
Antonio Giovannini fosse nato negli stati uniti sarebbe sicuramente più rinomato al pari di John Monteleone.
Una delle cose più belle che ho sentito a proposito del sig.Giovannini è che durante la lavorazione dello strumento, documenta con varie foto il processo e le invia al futuro proprietario.
Le foto che vedete nell'articolo sono proprio quelle dello strumento in questione.
Il mio giudizio non può che essere positivo anzi eccezionale, 10!!
Quando parliamo di copie, spesso ci troviamo a parlare del Giappone dei primi anni settanta.
La fabbrica di Hoshino Gakki, che produceva brand come Astoria e Ibanez, basava l'intera sua produzione copiando i grandi classici della liuteria americana.
Quello che non si sà però è che, anche dopo la famosa denuncia di Gibson che pose fine alle copie spudorate, alcuni brand continuarono la produzione illegale di chitarre spudoratamente uguali alle originali.
Uno di questi brand era Fernandes che come vedremo in questo video/articolo propose fino agli inzi degli anni novanta modelli identici alle cugine americane a prezzi più accessibili.
Recentemente brand come Vintage hanno proposto, con alcune modifiche (vedi la paletta diversa) copie delle celebri Les Paul o Stratocaster e oggi abbiamo provato le V6.
La V6 si rifà alla Stratocaster in maniera precisa, con elettronica Wilkinson (tre single coil).
Mentre la Fernandez The Revival, come annuncia il suo nome, strizza l'occhio più ad un mondo strato vintage con i suoi small fret e pickups meno potenti, la V6 si avvicina più ad una Fender moderna con fret medium jumbo e single coils più potenti e compressi.
Due copie diverse, come diversi sono i modelli che nella storia hanno occupato il catalogo Fender.
Non si può solo dire "Ho una Strato" in quanto le opzioni del celebre modello della casa di Corona nella sua storia sono state innumerevoli.
Consiglierei la Fernandes a chi ha gusti più vintage e la V6 a chi vuole un extra push e una modernità evidente.
Nei meravigliosi anni 70', La Fender non se la passava troppo bene sia per una cattiva gestione da parte di CBS che per la concorrenza sempre crescente di brands che iniziavano a interrompere un monopolio che durava da quasi quarant'anni.
Per contrastare un sempre crescente uso di Humbukers, Fender chiamò l'inventore dei P.A.F., Seth Lover, per creare un nuovo Humbucher che però non snaturasse le caratteristiche di brillantezza del suono Tele ma donandogli un'extra sulle frequenze basse.
Il risultato cambiò il modo di vedere un pickup, il loro nome? Wide Range....
Anche la chitarra che abbiamo oggi equipaggia questi pickup in quanto abbiamo tra le mani una riproduzione a basso costo di Squier di quelle mitiche chitarre di fine anni 70'.
Abbiamo per le mani la Squier Classic Vibe Thinline Telecaster!
Chitarra dal blocco centrale solido, ha il body in acero leggero scavato (hollow), ponte a sei sellette fisso, manico in acero con un bel profilo C, 21 tasti "Narrow tail" e un battipenna madreperlato.
Il suono.
Questa chitarra ha uno dei migliori bilanciamenti armonici mai concepiti, i Wide Range, come recita il loro nome hanno un Range di suono che spazia dalle alte definite e un pelo compresse a bassi corposi e morbidi.
Complice anche le sfumature da Hollow body che donano aria al suono, quel caratteristico micro riverbero naturale.
La Classic Vibe è una linea straordinaria sia come fascia prezzo che qualitativamente parlando, questa non fa certo eccezione.
I wide range donano a questa chitarra una possibilità ritmica incredibile che esce dai mix in maniera impressionante, magari un pò acidina in un contesto solista sopratutto quando abbiamo il selettore al ponte, ma l'humbucker del manico può essere una valida alternativa per il blues.
Consiglio vivamente questa chitarra ai chitarristi ritmici o a chi fa pop Rock per far uscire il vostro guitar playing in maniera fluida e cristallina.