martedì 2 dicembre 2014
Marshall Amps: storia di alti, bassi e....medi
Nella storia dell'amplificazione chitarristica, certo spicca il nome di Jim Marshall, recentemente scomparso ed inventore degli omonimi amplificatori.
Jim, sopperí ad una necessitá di volume dei nuovi chitarristi crendo le famose testate 100 watt che sarebbero poi stati usati da band quali: Hendrix, Led Zeppelin, Cream, Whitesnake e migliaia di altri famosissimi gruppi.
Marshall però, oltre un alone di rispetto e di stima, ha sempre sofferto di critiche rispetto alcuni suoi prodotti specialmente i quali non prodotti negli UK.
Mentre i prodotti valvolati hanno continuato sempre a vendersi e a godere di buona fama anche negli anni dove gli ampli "butique" prendevano piede, gli ampli a transistor sono sempre stati un oggetto di dibattito tra i tecnici.
Non fú facile tenere il passo quando i primi ampli digitali (che hanno la possibilitá di simulare vari ampli ed effetti), come Line6 e Vox, uscirono al commercio.
Anche Fender, con il suo Gdec (pieno di funzioni) coprí la fascia di mercato del chitarrista d'appartamento.
Ma Marshall no!
Ultimamente Marshall ha ritrovato sfoggio, che non aveve perso sugli ampli di qualitá, aumentando la sua schiera di endorsement con due pezzi da novanta ritornati a casa dopo un escursus lungo rispettivamente con Peavy e Laney, Satriani e Gilbert.
Quindi la qualitá di questo brand non é da mettere in discussione sui prodotti valvolari che sono sempre una garanzia ma, per quanto riguarda la fascia casalinga e da studi, secondo me manca un'ampli che soddisfi sia i puristi che gli smanettoni FX.
Comunque anche io ho in casa come ampli per gli alunni un marshal a transistor e tutto sommato non mi posso lamentare anche se, comparato con alcuni modelli digitali, ha fatto il suo corso.
Consiglio quindi, se interessati all'acquisto di un marshall, di scegliere modelli combo o testata possibilmente valvolari e made in UK che sono sicuramente indice di qualtita rispettata dalle piú grandi star del rock mondiale.
Firmato
Umby
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