sabato 4 ottobre 2014

Due parole con un collezionista.

Chi negli anni 60 e 70 ha avuto la grande fortuna di vivere gli anni d'oro della musica, non poteva che rimanere folgorato dalle fiammanti chitarre che in quel periodo i grandi chitarristi come Clapton, Hendrix, Page sfoggiavano sui palchi più importanti del mondo.

Tra questi "folgorati" troviamo anche il mio amico Costanzo, che ci ha dato la possibilità di osservare e provare tre strumenti di grande pregio, raccontandoci brevemente le loro specifiche e di come ne è venuto in possesso.

I tre strumenti sono: Una Les Paul Standard del 1995, Una Fender Stratocaster del 1979 e una Gibson Les Paul replica 1956 showcase edition firmata da Les Paul in persona (200 in tutto il mondo).

Iniziamo dalla Gibson Les Paul del 95.


 Gibson Les Paul Standard 1995




Questa standard è un gioiello! 
Mi chiedo dove sia andato l'impiegato della Gibson che verniciava queste chitarre.
Il manico della chitarra è un bel profilo un U comodo e facile da suonare ma non certo sottilissimo che si fa sentire tra le mani.
E' rinnomato che i manici spessi rendano il suono più grosso, in effetti nel caso di questa Les Paul è proprio così.
La finitura è un bel Cherry Sunburst dei piu classici che lascia bene intravvedere il top in acero non fiammato ma assolutamente bello da vedere.
I pickups sono rispettivamente il 490 al manico e il 498 al ponte.
Questi due Humbucker oltre ad avere un bel suono vintage sono molto ricercati ed apprezzati dai fan delle Les Paul che, in alcuni casi, hanno criticato il cambiamento agli attuali Burstbukers.
In mano è pesante (non Chambered), acusticamente suona bene e stupisce il volume da scollegata, ma è colegata che da il meglio di se con suoni davvero pregevoli e vellutati.
Costanzo ha settato la chitarra con un'action bassa ed è sorprendente quanto, nonostante il manico spesso, sia facile da suonare anche lanciandosi in fraseggi veloci.

 Voto 8.5 
Se vogliamo trovarle un difetto, il pickup al manico suona meno cremoso di altre che ho provato, ma nel complesso è una chitarra ottima.

Fender Stratocaster 1979

Per questa chitarra bisogna fare una premessa:

Il colore che vedete nella foto è dovuto ad un'errore di finissaggio, probabilmente per colpa di un catalizzatore cromatico non ben steso che ha formato una patina bianca sul rosso che avrebbe dovuto ricoprire la chitarra.

Il legno del corpo è in frassino (legno poco usato dalla fender) che rende la chitarra pesantissima anche più di una les paul!!
Questo perchè il frassino cresce nelle paludi, la zona bassa delle radici è zuppa di acqua. Quando viene tagliato ed essiccato, la zona bassa si asciuga e diventa bella leggera e risonante, la zona alta dell'albero è un macigno (vedi strato/tele anni 70 dal peso di oltre 5kg come questa) ed è piu sorda.
Il manico è in acero laccato, sormontato dalla paletta tipica dell'era CBS (palettone) con la scritta STRATOCASTER in grassetto.
Il truss road è quello tipico dell'epoca chiamato bullet per il suo aspetto a colpo di pistola.
I pickups sono standard di colore nero per fare pandan con il battipenna. 

Il volume da scollegata non è particolarmente alto però è impressionante quanto il corpo vibri ad ogni plettrata.
Collegata al Marschall del nostro collezionista la chitarra tira fuori tutto il suo carattere Strato, passando tra i pickups si possono scoprire timbri alla Steve Ray, Clapton e sicuramente Hendrix che su questo tipo di manico viene particolarmente bene (sarà perchè è uguale a quello della strato bianca di woodstock).
Il suono è davvero caldissimo, forse un pò troppo, con dei bassi profondissimi anche quando viene suonato il singlecoil al ponte.
Le frequenze alte sono tipiche della Strato, con un bel twang che se suonata con le dita raggiunge addirittura territori di competenza della telecaster.
Il ponte, con le classiche sei viti vintage, è ben settato e se usato con cura non perde l'accordatura.
Certo per i Dive Bombs e meglio un Floyd Rose.


Voto 7.5 (voto basso solo per finissaggio del body che però non compromette il suono.

Gibson Les Paul Reiessue 1956 Showcase Edition
(Signed)


Su questa chitarra ci sarebbe da scrivere un libro.
Prima di tutto, bisogna dire che è uno strumento leggendario che ricalca le stesse fattezze della les paul del 56' pre PAF.
Prima dell'introduzione della divisione custom shop, le chitarre di alto pregio venivamo marchiate "showcase edition" come nel caso di questo esemplare che riporta il logo dietro la paletta.


Il manico è enorme ma comodo, si suona bene e non da l'idea della dimensione.
Il corpo in mogano con un top in acero, verniciato nella finitura gold top per rispettare le specifiche del 56 e monta i famosissimi P-90.
Stupisce il peso che non è esagerato rientrando negli standard dell'epoca.
Il ponte è un tune-o-matic che tutt'ora viene impigato sulle standard attuali, venne introdotto nel 1955, prima di esso infatti trovavamo un ponte a trapezio non esente da problemi di accordatura.
Una cosa che trovo fantastica è la firma di Les Paul in persona sul battipenna, che dona valore e estetica alla chitarra circondandola di un'aura magica (pensare che Les in persona si sia messo li con un pennarello e l'abbia autografata da i brividi).

Acusticamente è presente e con un buon volume generale.
I P-90, pur essendo singlecoil, hanno un suono caldo e bilanciato sia sulle frequenze alte che su quelle basse e stupisce quanta distorsione sopportino prima che il leggero buzzing di sottofondo si faccia percepire.
Il pickup al manico è sicuramente più acido di un PAF, ma non abbastaza da essere paragonato ad un Fender, sarà anche per i legni e il manico spesso che dona corpo al suono.

E' un piacere suonarla, i fret sono curatissimi, levigati e coperti dal binding del manico non si fanno sentire al passaggio della mano.

Con questa chitarra si possono coprire tutti i generi, dal jazz al rock, con suoni difficilmente reperibili su chitarra di minore pregio.

Voto 10
(Lei senza difetti, io senza parole).


Un ringraziamento speciale va a Costanzo per l'occasione che ci ha dato di poter vedere e suonare tre strumenti magnifici che non tutti i giorni si ha la possibilità di tenere in mano.


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