Che cosa spinge una rock star multimilionaria, con all'attivo milioni di dischi venduti, a trasformarsi un folletto dei boschi provvisto di chitarre acustiche e liuti?
Ma partiamo dal principio.
Per chi non lo sapesse Ritchie Blackmore è stato uno dei più grandi chitarristi di tutti i tempi, responsabile di riff immortali, precursore del neoclassicismo, distruttore di chitarre e innovatore tecnico notevole.
Con i Deep Purple ha venduto più di 100 milioni di dischi, senza contare DVD e milionate di bootleg.
Cifre da capogiro.
Dopo lo scioglimento dai Deep Purple, nel 1974, forma i Rainbow con al microfino niente di meno che
Ronnie James Dio, il cui album di esordi ebbe un enorme successo anche per il suo sound ultra heavy.
Dunque oggi un uomo così heavy e dal passato tormentato dalle tre magiche parole Sex,Drug and Rock'n Roll, che fine ha fatto?
Quando nel 1990, Candice Nigth, cantante appassionata ai suoni rinascimentali, incontra Blackmore in una stazione radio dove ella lavorava, la chimica tra i due naque subito anche in favore dei loro interessi comuni.
Nel 1997, dopo che Blackmore finì alcuni lavori ancora in compagnia prima dei Deep Purple e ancora poi con i Rainbow, la coppia ebbe la possibilità di far partire il progetto che aveva da in mente da un pò.
"Shadow of the Moon" album di debutto dei "Blackmore's Night" (spiente unione dei due cognomi), ebbe un buon successo sopratutto in europa.
Si può dire che la verve da innovatore di Blackmore abbia di nuovo fatto centro, perchè con l'uscita di questo album, la critica musicale dovette aggiungere nel proprio dizionario la parola "rock rinascimentale".
Il sound di questa band non è per tutti, perchè fonde la musica rinascimentale con dei ritmi moderni, facendone uscire una mescola un po' da fiaba ogni tanto di dubbio gusto.
Comunque nel contesto è forse il nostro orecchio a non essere abituato a queste sonorità provenienti dal passato.
Capisco la voglia di cambiamento e relax di un'artista come Blackmore, abituato a spostamenti in aereo in tutto il mondo e a 200 concerti l'anno.
Molti artisti di fama mondiale risentono di questa vita massacrante e la droga come la cocaina diventa l'unica soluzione per rimanere in piedi anche dopo avere fatto tre show senza dormire.
La mia unica critica, se di critica mi posso permettere a questa leggenda vivente, sono i costumi che la band indossa per i show, sembrano quelle statuine dei folletti e le maghette che si trovano in alcune tabaccherie di periferia.
Tra l'altro nel rinascimento non ci si vestiva neanche così, a questo punto era meglio se si vestivano come Troisi e Benigni in "Non ci resta che piangere".
Firmato.
Umby
Nessun commento:
Posta un commento